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Intervista alle dottoresse Rossella Balice ed Elisa Ceriani

Oggi siamo tornati nella sede di Parole in Movimento, centro multi-professionale milanese specializzato nel trattamento dei disturbi evolutivi e delle condizioni neuropsichiatriche di tutte le età. Abbiamo già affrontato il tema dislessia insieme alle dottoresse Rossella Balice ed Elisa Ceriani; qui, il link alla passata intervista: Dislessia, il disturbo invisibile.

Come legge una persona dislessica, e qual è il suo rapporto con la parola scritta?

[R. Balice] Anzitutto, va detto che la dislessia compare subito, non appena il bambino arriva a contatto con le lettere. La prima difficoltà consiste nel distinguere i diversi grafemi; poi può diventare complesso fare una sillaba. Quindi, riconoscere le lettere “a” e “b”, ma non riuscire a trasformarle in “ba”. L’ostacolo subito successivo sarà unire più sillabe, passare cioè da “ba” per arrivare a “ba-na-na”.

Se queste sono le prime difficoltà, a mano a mano ne compaiono di nuove, sempre più articolate. Davanti a un testo, per esempio, un bambino dislessico fatica a distinguere lettere speculari, come “b” e “d”, “p” e “q”, oppure lettere simili, come “a” ed “e” nello stampato minuscolo.

dislessia

Le problematiche aumentano quando è impiegato un carattere con tante grazie; oppure quando si prende in considerazione un testo con una scarsa interlinea, e lo spazio tra le righe è molto costretto. Come diretta conseguenza, diventa difficile anche andare a capo e può accadere che si rilegga la stessa riga, o che si passi al rigo successivo.

Abbiamo qui un giochino, che facciamo spesso nei nostri corsi di formazione. Simuliamo come un bambino dislessico legge due righe.

dislessia
Come legge un soggetto con dislessia?

Tutto ciò è assolutamente incomprensibile. È questo che avviene quando un soggetto dislessico confonde le lettere speculari, non segmenta le parole nel modo corretto e salta il rigo. La frase che si dovrebbe leggere in realtà è “Quanti di voi possono leggere queste righe?”.

Ovviamente questo gioco è a scopo dimostrativo, e quindi un po’ paradossale. Sono pochi, infatti, i soggetti che leggono così male; però spesso non ci si allontana di molto. E quando ci si ritrova davanti a una simile situazione, è chiaro che il bambino non ha accesso ai contenuti e, quindi, la ricaduta su tutto il percorso scolastico rischia di diventare importante, fino all’abbandono degli studi.


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