A pensarci bene, da pochi anni gli scrittori pubblicano i propri libri, a partire da un file digitale. Tutti i volumi pubblicati prima del 2000 difficilmente hanno un file originario. Occorre quindi crearlo a partire dalla digitalizzazione del libro fisico. PageNet è in grado di digitalizzare qualsiasi formato di libro stampato, di cui non si possiede un file di stampa.
Ne parliamo con Andrea Molinari e Maurizio Torriani, soci fondatori di PageNet. Concretamente, che tipo di servizi offrite ai vostri clienti?
“Il nostro rapporto con i clienti si fonda sui vantaggi, anche economici, offerti dalla digitalizzazione del catalogo libraio o del patrimonio in generale che i clienti presentano. Con loro esaminiamo le diverse soluzioni e soprattutto le conseguenti opportunità: dalla ripubblicazione di long seller di cui si è perso il file di stampa, al print on demand, all’utilizzo dell’OCR, alla versione e-book, alla semplice conservazione del proprio catalogo in digitale, fino al reverse engineering completo del libro”.
Che cosa ne pensate degli e-book?
“È stato un caso di ubriacatura collettiva, dal nostro punto di vista. Si pensava che l’e-book avrebbe sostituito in toto il cartaceo. Negli Stati Uniti è successo, in Europa no. Anzi, è stato abbastanza un flop. All’e-book ora è associato l’audiolibro, ma la natura del libro è completamente diversa”.
La digitalizzazione di PageNet non è quindi indirizzata all’e-book?
“No, assolutamente. La nostra digitalizzazione è orientata al libro cartaceo. Abbiamo sempre al centro l’oggetto “libro”, che è patrimoniale, mentre un file no. L’obiettivo allora è quello di rendere nuovamente stampabili i libri cartacei vecchi, creando il file di stampa, perché il libro cartaceo senza il file è antiquariato e quindi muore”.
Una grande occasione per gli editori…
“Certo. Quello che facciamo consente che il catalogo dell’editore, ossia i vecchi libri, possa essere nuovamente ristampabile. In fondo, se ci si pensa bene, si tratta di un patrimonio bloccato, che l’editore può tornare a far fruttare”.
Anche per le edizioni rivedute e aggiornate, il meccanismo è lo stesso.
“Sì. In questo modo non si riparte da zero, ma si utilizza il nostro file come base di partenza”.
Poco fa parlavate dell’OCR. In che cosa consiste?
“OCR sta per optical character recognition, ossia la capacità di trasformare un’immagine in caratteri. Solo così l’immagine diventa editabile e ricercabile. L’OCR lavora sulla carta stampata, mentre sui manoscritti non ce la fa a garantire un lavoro preciso, perché la calligrafia è talmente personale che non può essere riconosciuta. Nel concreto l’OCR analizza tutti i pixel dell’immagine, riconosce eventuali caratteri che ci sono all’interno dell’immagine e li trasforma”.
Può capitare però che l’OCR fallisca?
“Sì, a volte fallisce, perché la stampa non è buona. È lì che interviene il nostro operatore specializzato, Stefano Vaccari. Il servizio è un altro grande valore aggiunto per noi. Il lavoro di Stefano fa la differenza, anche sul ritaglio dell’immagine e sulla scoperta di errori nei libri”.
Alta qualità, personalizzazione ed efficacia: con queste caratteristiche PageNet garantisce i propri servizi di digitalizzazione in tutta Italia, con il proprio personale, ma anche in outsourcing.
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