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L’intervista a Matteo Fadini, responsabile della biblioteca di FBK

Abbiamo avuto il piacere di spendere la mattinata a Trento insieme a Matteo Fadini, responsabile della biblioteca presso la Fondazione Bruno Kessler. In occasione della vendita di uno scanner ATIZ Mark 2 Lite a FBK, abbiamo ritagliato qualche minuto per fare un paio di domande a Matteo.

Ci racconteresti della nascita e della struttura della Fondazione?

La Fondazione Bruno Kessler nasce con questo nome nel 2007, ed è l’erede di due precedenti istituzioni. L’Istituto Trentino di Cultura, fondato nel 1962 proprio da Bruno Kessler e incubatoio dell’Università degli Studi di Trento; e l’ITC-irst, l’Istituto per la ricerca scientifica e tecnologica, che con i suoi centri di ricerca di scienze dure e applicate costituisce l’altra anima che ha dato vita a FBK.

In questo contesto troviamo la biblioteca, specializzata soprattutto nelle discipline storiche e religionistiche, a cui si aggiunge una sezione dedicata alla fisica teorica. Sono dunque queste le due anime pulsanti che la costituiscono, e che dialogano tra loro: le scienze umanistiche da un lato, quelle tecnologiche applicate dell’altro.

La nostra è una biblioteca piuttosto particolare, e ora parlo solo della parte umanistica, in quanto al suo interno contiene altre biblioteche. Abbiamo il fondo librario donatoci dal grande storico Hubert Jedin, e parliamo di 10.000 pezzi insieme al suo archivio; a questo patrimonio si aggiungono altre piccole biblioteche arrivate sempre in dono insieme a un fondo antico, con provenienze diverse, di circa 1.300 volumi stampati dal primo ‘500 fino a tutto il ‘700.

È una biblioteca prevalentemente al servizio della comunità di ricerca di FBK e, più in generale, dell’utenza esterna specialistica come possono essere studenti e ricercatori universitari, o appassionati di storia e di discipline religiose.

intervista fadini fondazione bruno kessler

Avete per caso nuovi progetti in cantiere?

Sì, avendo al nostro interno da una parte il fondo antico e dall’altra delle biblioteche importanti, che possono essere studiate come oggetto biblioteconomico e storiografico a sé, stiamo dando avvio a una serie di progetti di digitalizzazione di beni librari, libri e riviste.

L’ostacolo più importante alla ricerca umanistica, e storica in generale, è l’accesso alle fonti. L’abbiamo visto soprattutto durante il periodo pandemico, l’impossibilità di recarsi fisicamente in biblioteca determina l’impossibilità di averne accesso. Questo perché molte riviste, anche importanti, non hanno una versione elettronica neppure a pagamento.

Partendo da questo assunto, con l’obiettivo di permettere un accesso il più ampio possibile alla letteratura, ci siamo messi in collaborazione con una serie di istituzioni locali che hanno pubblicato e pubblicano tutt’ora almeno una rivista, nella maggior parte dei casi non visualizzabili via web.

Il nostro progetto consiste nel digitalizzare integralmente queste riviste, centralizzare in un unico sito l’accesso alle informazioni e digitalizzare tutto il materiale cartaceo a livello di singolo articolo. Così che, anche chi non possiede un bagaglio di conoscenze specifiche sulla letteratura prodotta su un certo argomento, possa essere in grado di reperire agilmente le informazioni di cui ha bisogno negli articoli delle riviste sopra citate, una volta digitalizzate e caricate online.

L’acronimo di questo progetto è ASTRA, e vorrebbe essere solo il primo passo di un progetto molto più ambizioso che andrebbe a coinvolgere tutte le riviste storiche e delle scienze religiose italiane e internazionali che, ancora, non hanno un accesso web.