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La ripartenza economica del paese è in atto. Per la fine di luglio, stima Excelsior Unioncamere, è prevista la stipula di oltre un milione di nuovi contratti di lavoro. A fare da traino saranno il settore dei servizi e, al primo posto, la manifattura.

Ma è soprattutto il processo di digitalizzazione a stimolare e potenziare questa ripartenza. Grazie alla raccolta e all’analisi dei big data, le imprese dispongono ora degli strumenti interpretativi ottimali per la comprensione del mercato.

Un tale livello di consapevolezza porta a un maggiore dinamismo, che si traduce nella possibilità di individuare nuovi clienti, o di adattare la tipologia dei propri prodotti a seconda delle opportunità. Anche la dimensione dell’azienda, il settore e il collocamento geografico sono variabili la cui importanza inizia a sbiadire.

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Di più, il processo di digitalizzazione è terreno fertile per un altro cambiamento nell’ambito del mercato del lavoro. Ora più che mai, le aziende sono alla ricerca di figure professionali altamente specializzate, tanto che spesso è arduo reperire candidati validi.

Come diretta conseguenza, all’impresa resta il compito di formare il dipendente in prima persona; parallelamente, è anche valida la strategia di sottrarre risorse già formate ad altre aziende. È anche per questo che si va ad accentuare il divario di salario tra lavoratori, anche nello stesso settore. Ciò che conta più di tutto, ora, è il livello di specializzazione di ognuno.