Il Conservatorio di Musica “Vecchi – Tonelli” di Modena ha contattato PageNet per avviare la campagna di digitalizzazione integrale dei fondi storici della propria biblioteca a sua disposizione e da fine ottobre 2022 utilizza lo scanner Atiz Bookdrive Mark 2.
Il lavoro di digitalizzazione comprende manoscritti musicali, e documenti di varia natura, in gran parte epistolari.  
Incontriamo Tarcisio Balbo, docente di Drammaturgia musicale e coordinatore del Dipartimento di studi musicologici della scuola.

Scanner
Scanner Atiz Bookdrive Mark 2 presso il laboratorio


“Conoscevo già gli scanner: li avevo visti nella Biblioteca Estense, e sapevo che sarebbero stati utili per noi.
Ho chiesto al direttore dell’Istituto, Giuseppe Modugno, di attrezzare il nostro laboratorio con la strumentazione adeguata.
Lui si è fidato e ha acconsentito immediatamente. Da qui nasce il nostro rapporto con PageNet”.

Com’è andato questo incontro?
“Ho cercato le ditte che mi sembravano più affidabili e – tra le altre – ho scelto PageNet. L’incontro nel loro showroom è stato molto importante. Ero arrivato con l’idea di acquistare un prodotto, ma Maurizio e Andrea hanno capito la mia esigenza e mi hanno consigliato la macchina più adatta al lavoro che avremmo dovuto fare. Sono stati molto professionali ed efficienti”.

Che cosa in particolare vi ha portati a chiedere aiuto a PageNet?
“Il bisogno dal quale siamo partiti è la nostra mission istituzionale, cioè l’attività di ricerca storica e artistica, che comprende anche lo studio e la valorizzazione dei fondi antichi”.

Di quanto materiale stiamo parlando?
“Abbiamo circa quattromila documenti manoscritti, databili tra la metà del Settecento e la fine dell’Ottocento, più un numero ancora imprecisato di unità bibliografiche di cui non conosciamo dati certi, ma che si trovano nei magazzini e negli archivi”.

L’operazione di digitalizzazione andrà avanti certamente per anni. Come vi siete organizzati?
“Abbiamo deciso di allestire un laboratorio di digitalizzazione musicale nella nostra struttura, per portare in digitale i fondi antichi e per liberare lo spazio in biblioteca. Quest’ultima è proprio una necessità materiale: vogliamo delocalizzare gli originali, conservarli in modo più efficace e lasciare lo spazio in biblioteca per i materiali d’uso. Il digitale aiuta anche la conservazione del materiale”.

Che ritmi di digitalizzazione riuscite a sostenere?
“Il prodotto che ci ha venduto PageNet, uno scanner top di gamma della Atiz, ci consentirebbe scansioni rapidissime, ma preferiamo un ritmo più lento, per poter studiare ciascun pezzo in maniera circostanziata. Non abbiamo fretta, vogliamo fare un lavoro accurato.  Di ogni manoscritto redigiamo un’accurata descrizione, e il laboratorio sarà presto integrato da un banco di ripresa fotografica e da un lettore di filigrane: vorremmo realizzare il catalogo di quelle presenti nei nostri fondi antichi.

I giovani studenti
dell’Istituto “Vecchi Tonelli” di Modena

Chi lavora attualmente in questo laboratorio?
“Quando i professionisti di PageNet sono venuti a installare lo scanner, io e un bibliotecario ci siamo fatti formare da loro circa il suo utilizzo.
Le attività di digitalizzazione sono legate alle tesi di diploma di primo e secondo livello”.

Quindi sono gli studenti stessi che digitalizzano i materiali da studiare?
“Esattamente. Il suo utilizzo è molto semplice: lo studente, come tappa iniziale della propria tesi,  realizza la digitalizzazione dei documenti che studierà.
A dicembre 2022 tre studentesse si diplomano con un’edizione di tre manoscritti scansionati e digitalizzati”.

Quanti studenti si diplomano ogni anno?
“Una trentina, anche se non tutti utilizzeranno lo scanner per il proprio lavoro di ricerca”.

In che modo gli studenti hanno reagito alla possibilità di digitalizzare i materiali di studio?
“Con grande curiosità. Nessuno aveva mai proposto loro di fare una tesi di questo tipo.
Gli studenti di conservatorio oggi sanno che un musicista del ventunesimo secolo deve avere capacità molto più variegate assieme alle abilità esecutive, e anche una formazione adeguata riguardo il digitale. È un lavoro complesso, perché gli studenti non hanno l’abitudine a maneggiare testi antichi. Ma dopo le prime difficoltà iniziali hanno sperimentato il piacere di capire quanti aspetti del fare musica un manoscritto ci può spiegare. Gli studenti stanno proprio scoprendo un universo parallelo”.

Una studente del laboratorio


Quali sono i Fondi più interessanti?
“Certamente il Fondo Salimbeni, ppartenuto a un nobile modenese, clarinettista dilettante, vissuto nella prima metà dell’Ottocento, che ha raccolto nella propria collezione centinaia di brani musicali. Ma penso anche al Fondo Tacoli Bagnesi, che prende il nome da due dame di corte vissute tra il Settecento e l’Ottocento, musiciste dilettanti: questo fondo ci consente di capire come si facesse musica in una casa patrizia a quei tempi”.

Parte dei documenti antichi è già accessibile via OPAC?
“Sì, ma non tutto. Abbiamo catalogato le stampe.
Possediamo anche documenti sulla storia di alcune istituzioni musicali modenesi molto importanti, come l’Accademia dei Filarmonici, della prima metà dell’Ottocento. Sarà importante per noi portare alla luce questo fondo.
Un altro grande lavoro riguarderà il Fondo Romolo Ferrari, inventariato, ma non ancora indagato e studiato, che comprende la biblioteca musicale e l’archivio privato di un chitarrista, modenese, morto negli anni Cinquanta del Novecento”, cui si deve letteralmente il recupero e la diffusione del repertorio ottocentesco per chitarra”.

Dal 2003 i conservatori sono istituti di terzo livello di formazione, esattamente al pari delle università e la vostra scuola in particolare è il maggiore istituto che conserva i dati musicali della città di Modena, subito dopo la Biblioteca Estense. Una grande responsabilità e un grande prestigio. Quali sono i prossimi passi che lo scanner vi consentirà di fare?
“Abbiamo in mente di attuare un’edizione elettronica delle partiture che man mano saranno oggetto di studio.
Il manoscritto diventerà edizione moderna in formato condiviso dalla comunità scientifica.
È proprio necessario ora realizzare partiture online, dinamiche, modificabili in tempo reale”.

Un progetto consistente! Quanto tempo richiederà?
“Ci siamo dati due anni di tempo per creare un vero e proprio sito parallelo, con la nostra biblioteca digitale.
Questo step richiederà una formazione più appropriata, anche perché ciascun file andrà anche correttamente metadatato.
Stiamo tessendo contatti con l’università di Modena che gestisce – con altre istituzioni comunali – una teca digitale, a cui vorremmo agganciare i nostri Fondi”.